La Biennale di Venezia, III Mostra Internazionale di Architettura  “Progetto Venezia”
Ca’ Venier dei Leoni 1985

Il progetto, in ogni tratto, fa presente che l’opera ha tempo di vita determinato : non un manufatto che voglia un futuro incarnato nel destino della città, ma una “macchina” (nell’accezione antica del termine) che potrebbe consentire una storia. E’ l’abbozzo di una indagine nelle regioni delle grammatiche e delle catene etimologiche della forma : ma non tanto nel materiale morfologico storico, quanto nei modi e principi costruttivi storici.

schizzoLa “macchina” chiama l’idea dello sperimentare in un tempo determinato, nelle misure del ricercar, anche o principalmente per altri siti, nei quadri urbani di margine e degradati, dove potrà svilupparsi una nuova vita – sperimentando. Si ritiene infatti che un realistico intervento in Ca’ Venier, nell’adattamento della fabbrica e del giardino, debba avere per tema la meditazione sul dettaglio; che però sia filtrata da una ricerca su un complesso di catene etimologiche, in un ‘aperto’ dell’orizzonte compositivo. Solo queste, in parte, sono qui esplorate; nell’area del ‘capriccio’, che sembra irreale, ed è solo un concreto ricercar. Il progetto, nei suoi limiti, lavora su quattro argomenti: l’immagine riflessa; il palazzo, nella parte costruita e nel modello del Rizzi; la correlazione tra museo e giardino; i percorsi.

Capogruppo: prof. arch. Valeriano Pastor
Progettisti: arch. Lorenzo Marcolin, arch. Silvio Paolin, arch. Valerio Pedroni, Luca Schiavoni;
Con: Marina AlbertoniLuigi Rizzetto, Carlo Zustovi